Illuminotecnica teatrale: storia, fatti e concezioni

L’illuminotecnica teatrale, svolge innumerevoli funzioni oltre alla semplice illuminazione della scena.In ogni epoca, evoluzione dopo evoluzione, anche questo strumento ha visto molte modifiche, sia nella forma che nella concezione.

Brevi cenni storici : dal teatro greco all’invenzione della luce a gas


Nel teatro greco e romano l’illuminazione durante le rappresentazione era prevalentemente creata dalla luce naturale: infatti gli orari e le disposizioni degli edifici venivano studiati per sfruttare al meglio la luce del sole. Nonostante questo, vi era una ricerca di effetti speciali creati con oggetti rudimentali. Si utilizzavano i bracieri sia per creare effetti sia come semplice mezzo d’illuminazione d’insieme per gli spettacoli oltre il tramonto.


Nel dramma sacro del teatro medievale, ad esempio, si mantenevano i simbolismi delle celebrazioni liturgiche: luce in avvento, buio in quaresima. Gli effetti, spesso realizzati per generare apparizioni demoniache, consistevano in un largo utilizzo di zolfo e resine per generare fiammate ed esplosioni.


Nel Rinascimento si ha la prima e vera evoluzione. Comincia ad intravedersi quella che sarà poi la visione attuale del teatro come luogo stabile. L’illuminotecnica teatrale comincia ad essere più studiata, con luoghi prestabiliti per le lampade che si cominciano ad adeguare anche all’evoluzione della scenografia, di tipo prospettico; si crea un’illuminazione atta a seguire la profondità della scena e diversificare le aree con diverse quantità di luce: le luci cominciano ad acquisire una valenza di oggetto di scena.


Nel Barocco la preoccupazione principale era quella di creare spettacoli che sorprendessero e destassero meraviglia nel pubblico. L’unica nota di avanzamento tecnologico consiste nella ricerca di nuovi materiali riflettenti (cristalli, bronzi, specchi o metalli) e lo studio di congegni per l’oscuramento delle luci.

In questo periodo la disposizione delle luci assume una forma fissa che verrà poi utilizzata fino all’avvento dell’illuminazione elettrica.


L’introduzione della luce a gas


Pionieri delle scoperte che portano all’affermazione della luce a gas sono Philipe Le Bon a Parigi e William Murdoch a Londra; quest’ultimo avvia una serie di esperimenti per ottenere il gas dal carbone nel 1792.

Grazie a questo sistema, l’intensità luminosa può essere regolata da un unico quadro comandi: utilizzando tubazioni complesse si riuscì a convogliare tutte le valvole di regolazione in uno stesso posto, spesso vicino la buca del suggeritore, creando di fatto le prime configurazioni di banchi di controllo per le luci.


“Visioni di luce”


Un capitolo affascinante per la storia della visione è costituito dai fenomeni denominati spesso spettacoli ottici: essi rivestono una grande importanza nella trasformazione del gusto, della percezione del quadro scenico e del concetto di illusionismo. Lanterne magiche, vedute ottiche, ombre, silhouettes costituiscono le forme di una nuova visione.

Per gli spettacoli ottici vengono utilizzati diversi strumenti tra cui la camera oscura, specchi e lenti per l’inversione prospettica. In tutti i fenomeni che coniugano l’illusione e il meraviglioso, la luce non è mezzo, ma oggetto della rappresentazione.


Raggiunto il suo apice, la scena prospettica di matrice rinascimentale assiste alla propria messa in crisi, ma anche ad una ideale biforcazione delle strade da percorrere: da un lato vi e la visione smaterializzata rispetto all’illusione della tridimensione; dall’altro l’avvio al processo realistico.

La luce elettrica


L’avvento dell’illuminazione elettrica fu un prodotto della rivoluzione industriale del XIX secolo, concepito per continuare a lavorare nelle ore notturne che a sua volta, ha prodotto una rivoluzione economica e sociale che in un centinaio di anni avrebbe trasformato la vita sulla terra come nient’altro prima.


L‘Opera di Parigi (1881) fu il primo teatro ad estendere tale illuminazione,anche alle sale di aspetto e a tutti i locali del complesso architettonico; fu anche il primo che mise a punto effetti speciali quali lampi (specchi), arcobaleni (prismi di cristallo), effetti di sole e di luna, nubi in movimento ottenute con l’ausilio di sole luci.


Grazie alla facilità con cui si poteva oscurare e illuminare la cavea, il pubblico poteva finalmente immergersi nell’illusione ottica, concentrando l’attenzione sul palcoscenico illuminato. Un’invenzione che ebbe un ruolo importante fu quella dell‘arco di proscenio che serviva a incorniciare e ritagliare lo spazio della fruizione visiva dello spettatore. Nasce così il concetto di scena chiusa o all’italiana.


Il Novecento si apre all’insegna della moderna regia offrendo al teatro infinite possibilità di interpretazione e della scelta di stili.


Furono Adolphe Appia e Gordon Craig, scenografi e registi, i primi a parlare della luce come elemento fondamentale della scena: non più semplice chiarore immobile come le luci della ribalta, ma un illuminazione mobile, che proviene dall’alto e restituisce all’attore le ombre, la plasticità e la tridimensionalità.

Nelle esperienze del primo novecento, il colore diventa il mezzo di espressione degli stati d’animo distaccandosi completamente dall’idea precedente della luce colorata che identifica il paesaggio.

Con il movimento espressionista poi, la luce, diventa elemento essenziale tanto nei testi che nella scena. Ad esempio, la soluzione del cono di luce investe il personaggio con una funzione propriamente drammaturgica: durante questo movimento si parla dei drammi dell’Io, dove tutti i fenomeni non sono che proiezioni della propria esperienza.

Per il Futurismo, la luce elettrica equivale al dinamismo e alimenta il mito dell’artificio.


Nell’epoca moderna, nuove potenzialità della luce in scena incoraggiano i drammaturghi a utilizzare metafore e simbolismi cromatici, in primo luogo al suo contrasto con l’ombra.

Nasce l’esigenza di una rappresentazione teatrale con effetti diversi: la luce diventa elemento autonomo di evocazione temporale e spaziale.

logo Arthea Eventi